sabato 21 febbraio 2015

«Mia sorella non esiste» - Residui di scrittura

Vi propongo il testo con cui partecipai ad un concorso qualche anno fa. Forse malinconico, per chi ha voglia di non sentirsi solo ma di godersi un po' di sana solitudine.

Mia sorella non esiste. Eppure qualcuno ha appena lasciato i capelli nel lavandino, ha spremuto il tubetto del dentifricio dal centro e non dal basso e ha lasciato le mutande rosa per terra nel bagno. Inoltre in camera qualcuno apre il mio armadio e vi rovista dentro, prova un vestito bianco a fiori, poi uno blu e infine indossa quello arancione con le farfalle dorate. In cucina c'è la tovaglietta della colazione ancora sul tavolo, una manciata di briciole per terra e una tazza di latte e caffè fumante. Sul divano una borsa nera con dentro le chiavi della mia macchina e il mio rossetto corallo, il mio preferito. Mia sorella, però, non esiste. La porta d'ingresso si richiude rumorosamente. Diciamo pure che sbatte contro il nulla e riecheggia in tutta casa. La tazza di latte e caffè giace abbandonata sul tavolo. Le persone distratte finiscono col dimenticare tutto: anche di aver preparato una tazza di latte e caffè. E quella tazza rimarrebbe lì una vita e loro non se ne accorgerebbero. Mia sorella non esiste, ma lascia un gran casino ogni volta. Per esempio, l'altro giorno cercavo il libro per l'esame di anatomia, ma non lo trovavo. Cercavo ovunque, ma niente. Dev'essere sotterrato lì, nel suo caos, nelle sue magliette colorate, nei suoi lipgloss alla frutta, nei suoi cd di Vasco Rossi e nella sua testa piena di cianfrusaglie. Oppure come quella volta che andammo per la prima volta ad una festa universitaria e lei si ubriacò, ed io passai tutta la serata a cercarla, per evitare che le accadesse qualcosa o che facesse accadere qualcosa. Poi la ritrovai, il mattino dopo, col suo solito sorriso sulla faccia. Mia sorella non esiste davvero, ma beve un sacco. E fuma. Fuma tanto. Mi prende i soldi dal portafoglio di nascosto, perché i suoi li spende in giro per i bar drogandosi di caffeina, e prende i miei per le sigarette, gli accendini. Accendini di tutti i tipi, che uno, a vederli, penserebbe che sia una collezionista. E invece lei li usa, tutti quanti, nessuno escluso. E li perde, tutti quanti, nessuno escluso. Mia sorella non esiste, ma si appassiona a qualunque cosa. Per esempio, anni fa, decise di voler dipingere sul vetro. Che poi, perché proprio sul vetro, mi chiedo io? E' strana. Iniziò a dipingere, ma non era molto brava. Allora si stancò e lasciò perdere. Adesso si è messa in testa di voler suonare il violino, ma non vuole andare a lezione, perché, dice, che se la caverà da sola. Io non credo che ce la farà. Si stanca di tutto e subito. E nel tutto ci sono anche le persone. Frequenta un ragazzo diverso alla settimana, anche il mio, quando è a corto di idee e corteggiatori. Io la odio, mia sorella. Ma non posso farle niente, perché lei non esiste. Gliel'ho detto mille volte che dovrebbe studiare, che poi altrimenti piange quando non passa gli esami o quando prende un brutto voto, ma lei non mi ascolta e continua a stare davanti al computer, continua con le sue passioni fugaci, con i suoi amori plastificati, con le sue capriole per aria e le sue fantasie a voce alta. Ogni tanto la sento, nella camera, mentre parla da sola e invece parla con qualcuno. Con chi non lo so. Provai a chiederglielo una volta, ma si arrabbiò. E allora litigammo. Mia sorella non esiste. Ma la doccia è piena di schiuma non lavata via e il mio accappatoio è tutto bagnato. La birra a metà e i taralli sparsi sulla scrivania, mentre un film scorre muto: ha inserito le cuffie nel pc e solo lei può sentirlo. Ti esclude dalla sua vita quando fa così. E' come se dicesse: questo è il mondo. Tu stanne fuori. Ed io resto fuori, al freddo, inconsapevole di quello che le accade dentro. Eppure sono sua sorella, dovrei capirla. Ma no, lei non esiste. Non ci capiamo, io e lei. Siamo sorelle da sempre. E' da quando non esiste che siamo sorelle. Spesso mi è stata vicina. Io però non riesco ad avvicinarmi a lei, perché non esiste. Mi sfugge. Lei vola nel suo mondo fantastico ed io resto qui, sola, senza una via di fuga, eternamente presente alla mia vita, categoricamente costretta a questa vita. La guardo di nascosto mentre legge i suoi libri strani, mentre cambia lo smalto alle unghie e non si rassegna finché non è perfetto, mentre dorme vestita e col trucco ancora in faccia che poi sporca il cuscino. Ed io glielo dico ogni mattina che si sarebbe potuta struccare prima di andare a letto, ma lei si è già lavata e ritruccata ed esce di nuovo, con la mia macchina, con il mio vestito. Quello viola chiaro. Mia sorella non esiste, ma una volta - lo giuro - l'ho sentita piangere di notte. Era lì, raggomitolata, in posizione fetale, la testa sotto il cuscino e la mano in faccia, i capelli sul viso e le lacrime nell'anima. A guardarla, così, sembrava essersi messa in una posizione contro le leggi della natura. La posizione della sofferenza. Nonostante le mie domande, lei non rispose, ma neanche mi cacciò. Non so se mi volesse vicina o se, semplicemente, non aveva la forza di occuparsi anche di me in quel momento. Doveva stare veramente male. Il mattino seguente avrei voluto parlarle, consolarla...ma lei era già in piedi al mio risveglio, che cercava su internet una dieta dimagrante. La scrisse su un foglio di carta e la appese in cucina. Il giorno dopo andò a pesarsi e vide che non aveva perso neanche un chilo, e allora la abbandonò. Per lei gli effetti devono essere immediati. Non aspetta. Mia sorella non esiste, ma è davvero impaziente. Ieri abbiamo litigato, perché secondo noi stiamo entrambe sprecando la nostra vita o non la stiamo gestendo bene. Nella fretta e nella voglia di vivere e di essere sagge, ci stiamo sballottando da una parte all'altra, come se fossimo all'interno di un flipper inceppato. Mi viene mal di testa con tutto quel rumore, quella musica, quei colori, quelle luci...troppe cose tutte insieme. A mia sorella piacciono le cose tutte insieme. A me invece no. E per questo litighiamo molto. Nella vita non ci si riesce mai a comprendere, e più parole ed energie sprechiamo nel cercare di farci capire o di capire gli altri, più non riusciamo ad avvicinarci del tutto, e forse neanche in parte. Siamo troppo diversi anche quando ci assomigliamo. Ed io e mia sorella ci assomigliamo veramente tanto. Così tanto che, in giro direbbero che siamo due gocce d'acqua, se solo lei esistesse. Invece lei non esiste. Non esiste per il mondo, per la gente, per lo spazio e per il tempo. Ma esiste per me. Anzi. Esiste in me. E' il mio lato insopprimibile. E quindi la lascerò indossare tutti i miei abiti e guidare la mia macchina tutte le volte che vorrà. Perché quando sto con lei, io sono io. Sono lo sguardo osservatore, la mano delicata, l'orecchio teso ma sordo e le labbra serrate. Lei mi restituisce i sensi. Ed allora sono viva. Mia sorella non esiste. Ma la finestra della camera è aperta ed entra l'aria fresca di settembre. 

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